Opere e poetica del Marchese de Sade
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Alla base di tutte le opere e della poetica del "Marchese de Sade" vi è un'idea estrema di concepire la realtà; l'autore, per distinguersi ed allontanarsi sempre più dalla morale religiosa convenzionale, dall'idea di convivenza civile e sistema sociale condiviso, imposta un edificio filosofico in cui i suoi fondamenti e colonne portanti sono l'ateismo, il nichilismo e il libertinaggio più esagerato.
«Il mio modo di pensare, si dice, non può essere approvato. Ebbene, cosa me ne importa? Sarebbe un pazzo colui che adotti un modo di pensare solo per piacere agli altri.»
(Donatien-Alphonse-François de Sade[1])
Scrittore prolifico, al limite dell'ossessivo, di romanzi e racconti, drammi teatrali e saggi filosofici, viene considerato anche uno degli esponenti dell'Illuminismo più radicale. L'eroe protagonista qui è sempre un anti-eroe, che si macchia dei delitti più spaventosi, per poi giustificare intellettualmente le proprie azioni; il tutto per ribaltare i valori comuni di virtù e vizio, dando al primo una connotazione eminentemente negativa, mentre al secondo una forza trionfante derivatagli dal suo esser conforme alla realtà del mondo naturale. Sade si difese pubblicamente sostenendo di essere uno scrittore realista e a suo modo "morale":
«Sfortunatamente devo descrivere due libertini; aspettati perciò particolari osceni, e scusami se non li taccio. Ignoro l'arte di dipingere senza colori; quando il vizio si trova alla portata del mio pennello, lo traccio con tutte le sue tinte, tanto meglio se rivoltanti; offrirle con tratto gentile è farlo amare, e tale proposito è lontano dalla mia mente.»
(Marchese de Sade, Aline e Valcour - Ventitreesima lettera: Déterville a Valcour)
Per tutto il XIX secolo e il primo XX secolo influenzò più o meno direttamente romanzieri e poeti, come Gustave Flaubert, Fëdor Dostoevskij[2], Algernon Swinburne, Arthur Rimbaud e i decadenti (Baudelaire, Barbey d'Aurevilly, Huysmans, Wilde[3], ecc.), Victor Hugo[4], Mary Shelley[5], Pierre Louÿs, George Sand[6], i surrealisti e Guillaume Apollinaire: quest'ultimo lo definì come "lo spirito più libero che sia mai esistito"[7]. Il caposcuola del surrealismo André Breton lo proclamò "Divin Marchese"[8] in riferimento al "Divin Aretino", il primo autore erotico dell'epoca moderna (XVI secolo). Un'influenza sadiana è rilevante anche in filosofi come Max Stirner[9], sulla psicoanalisi teorica di Freud, su innumerevoli autori e artisti successivi (ad esempio Pier Paolo Pasolini) e, secondo Georges Bataille e altri studiosi, anche Friedrich Nietzsche potrebbe aver subito l'influenza filosofica di Sade.[10]
Dopo la morte tutti i suoi lavori sono stati inclusi nell'Indice dei libri proibiti della Chiesa cattolica.[11] Napoleone Bonaparte nel suo Memoriale di Sant'Elena definisce il romanzo sadiano La nuova Justine come "il libro più abominevole generato dalla fantasia più depravata"[12]. Il suo nome stesso, d'altra parte, è all'origine del termine sadismo, indicante l'eccitazione sessuale prodotta da atti di crudeltà compiuti su un'altra persona, influenzando il moderno immaginario del sadomasochismo.