Codice di procedura penale italiano del 1865
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Il codice di procedura penale italiano del 1865 sostituì l'analogo codice sabaudo del 1847.
Codice di procedura penale italiano del 1865 | |
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Emblema del Regno d'Italia nel 1865 | |
Titolo esteso | Per l'approvazione e pubblicazione del Codice di procedura penale |
Stato | Italia |
Tipo legge | Regio decreto |
Legislatura | IX legislatura del Regno d'Italia |
Proponente | Paolo Cortese |
Schieramento | Destra storica |
Promulgazione | 14 dicembre 1865 |
A firma di | Vittorio Emanuele II |
Abrogazione | 27 febbraio 1913 |
Testo | |
Regio decreto 26 novembre 1865, n. 2598 |
Il codice fu inizialmente promulgato nel 1859 nel Regno di Sardegna a firma del Ministro di Grazia e Giustizia Vincenzo Maria Miglietti. Dopo l'unità d'Italia, esso fu opportunamente modificato ed esteso su tutto il territorio nazionale su proposta del Ministro Paolo Cortese. Esso si ispirava ad un sistema misto inquisitorio-accusatorio sul modello del Code d'instruction criminelle napoleonico del 1808.[1]
Già dal 1866 iniziarono studi tendenti a riformare il processo penale ed il codice del 1865 fu sottoposto a numerose critiche: il giurista Francesco Carrara lo definì "indegno [...] di un popolo che dicesi libero".[2][3] Nel 1892, in seguito all'approvazione del codice penale del 1889, fu istituita una commissione per redigere il progetto di un nuovo codice di procedura penale. I lavori della commissione portarono infine, nel 1913, all'approvazione di un nuovo codice di procedura penale.[4]