Battaglia di Cascina
evento bellico del 1364 / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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La battaglia di Càscina[3] è un fatto d'armi avvenuto il 28 luglio 1364 tra le truppe pisane e quelle fiorentine in cui queste ultime vinsero, causando ai Pisani notevoli danni. La battaglia è stata resa celebre dal cartone preparatorio per un affresco commissionato da Pier Soderini a Michelangelo Buonarroti per la sala del Maggior Consiglio di Firenze.
Battaglia di Cascina | |||
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La Battaglia di Cascina (copia del perduto cartone di Michelangelo eseguita da Aristotele da Sangallo nel 1542 e conservata presso la Holkham Hall di Norfolk in Inghilterra) | |||
Data | 28 luglio 1364 | ||
Luogo | Cascina (PI), Italia | ||
Esito | Vittoria fiorentina | ||
Schieramenti | |||
Comandanti | |||
Effettivi | |||
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Perdite | |||
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Voci di battaglie presenti su Wikipedia | |||
«[…] Messer Galeotto Malatesta capitano de' Fiorentini, movendo la notte dinanzi campo Peccioli, la mattina s'accampò ne' borghi di Cascina presso Pisa […] e infra il giorno per lo smisurato caldo le tre parti e più dell'oste […] si bagnava in Arno, quale si sciorinava al meriggio, e chi disarmandosi e in altro modo prendea rinfrescamento.»
(Filippo Villani, Cronica, libro XI, cap. XCVII[2])
L'affresco non venne però mai realizzato.
Vendicarono la sconfitta subita pochi mesi prima e che aveva consentito al celebre Giovanni Acuto - che combatteva con Hanneken von Baumgarten (Anichino/Annichino Bongarden/Bongarten), a capo, di 3000 corazzieri, o "barbute" (costituite da un cavaliere e un servente - o sergente - anch'egli montato, antesignane delle "lance") - di percorrere vittorioso la Valdinievole, Prato e di presentarsi una prima volta sotto Firenze, per proseguire nelle devastazioni e nelle lucrose razzie nel Mugello, nel Pistoiese e ancora di portarsi sotto le mura di Firenze, all'altezza di Porta S. Frediano, alla testa delle cui forze non si trovava più, perché licenziato, Pandolfo II Malatesta.
Firenze fu allora difesa da Enrico di Monforte, sì da sconsigliare lo stuolo pisano di Acuto e Anichino dal proseguire nella propria azione offensiva. Di lì a pochi mesi Firenze assoldò 11.000 fanti e 4.000 cavalieri, affidandoli a Galeotto I Malatesta, ben accetto ai soldati. Questi impegnò le forze avversarie non proprio a Càscina, ma in una frazione del suo comune: a San Savino, in direzione di Pisa e colse una netta vittoria, provocando gravi perdite nello schieramento pisano grazie alla buona flessibilità e all'accorta disposizione tattica per la quale si misero in mostra in particolare Riccieri Grimaldi e i suoi 400 balestrieri, oltre agli uomini di Manno Donati, Bonifacio Lupi e dello stesso Enrico di Monforte, secondo di Galeotto Malatesta. La vittoria comportò la morte di un migliaio di soldati pisani e la cattura di altri 2.000 combattenti.