Utente:Danteilperuaviano/Sandbox2
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Con l'espressione Stile Juventus, a volte riferita anche come Spirito Juventus[3] o più semplicemente come Stile Juve, si usa indicare una peculiare forma di gestione sportiva applicata nella società calcistica italiana per azioni Juventus Football Club, inerente all'amministrazione aziendale,[4][5] al fine di ottenere con maggior efficienza il successo.[6][7]
«FIAT, IFI, Juventus: lo stile è sempre quello, identica è la matrice. È lo stile di Giovanni Agnelli, il fondatore, che corre attraverso le generazioni e concorre all'evoluzione del mondo. Un manifesto di lavoro che si fa quotidiana regola di vita: dunque, non può stupire che l'auto dell'anno o lo scudetto siano gemelli essendo la stessa la Dinastia dalla quale discendono.»
(Mario Pennacchia, Gli Agnelli e la Juventus, 1985.[1])
La locuzione fu diffusa dai mezzi di comunicazione di massa attorno agli anni 1930 per riassumere il traguardo sportivo raggiunto nel calcio nazionale a partire dal 1923 – accentuato durante la prima metà del decennio successivo – dalla squadra allora presieduta dall'avvocato torinese Edoardo Agnelli,[8] considerato il fautore del modello,[9] divenuta nel frattempo una società polisportiva e, in seguito, la prima entità nello sport italiano con status professionistico ante litteram;[10] ispirato dall'insieme di politiche imprenditoriali introdotte nella società anonima FIAT, a quel tempo presieduta dal commendator Giovanni Agnelli, ebbe un ruolo decisivo nella svolta verso il professionismo e nell'ulteriore affermazione popolare del calcio tricolore,[10][11] influendo anche nelle decisioni dirigenziali di altri club a partire dal secondo dopoguerra, ed emergendo quale modello organizzativo di riferimento per lo sport nella Penisola.[12][13]
L'espressione fa anche riferimento all'ethos sportivo proprio della società bianconera,[10] avendo anche qualche nesso con altri concetti inerenti alla juventinità quali «orgoglio gobbo»,[14] «fino alla fine»[15] e, più complessivamente, «emozione Juventus»;[16] oltre a richiamarsi, per esteso, a qualsiasi aspetto della propria cultura sportiva, degli usi e costumi delle diverse personalità legate alla società, nonché alle caratteristiche dell'organizzazione interna[17] e – in virtù delle origini del club e del proprio azionista di riferimento – al cosiddetto «stile sabaudo» strettamente affine alla cultura piemontese.[18]
L'antropologo francese Christian Bromberger lo definisce come «l'immagine ideale di una cultura aziendale rigorosamente organizzata [...] simboleggiata con le 'tre S': Semplicità, Serietà, Sobrietà», facendone un paragone con «lo stile di un'aristocratica 'vecchia signora' che coniuga le regole dell'étiquette e la rigorosa disciplina del mondo industriale [...]» che si riflette in gran parte nell'organizzazione societaria del club e nelle caratteristiche di gioco della squadra.[9][19]