Storia dell'ambientalismo in Italia (1944-oggi)
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La storia dell’ambientalismo in Italia dal dopoguerra ad oggi percorre lo sviluppo dei movimenti, delle idee, delle iniziative politiche, sociali e culturali e delle associazioni che hanno teso alla salvaguardia del patrimonio naturale, al controllo degli impatti negativi sull'ambiente associati alle attività umane, e a promuovere la sostenibilità dell'economia e della società.
Per comprendere la storia dell’ambientalismo italiano, occorre considerare le influenze che su di esso hanno avuto molti fattori: i grandi eventi globali, lo sviluppo dell’ambientalismo in altri paesi, lo sviluppo economico e delle tecnologie, i cambiamenti di attitudini culturali e di conoscenze scientifiche, le vicende politiche italiane e lo stimolo alla sensibilità ambientale dato da catastrofi naturali e industriali. La storia dell’ambientalismo si è intrecciata con la nascita e la vita di specifiche associazioni e con l’evoluzione delle leggi e istituzioni pubbliche del settore ambientale.[1]
Le prime associazioni ed iniziative ambientaliste italiane nacquero nella seconda metà del XIX secolo. Il fascismo promosse una forte statalizzazione delle azioni ambientali. Negli anni del boom economico 1950-1960 la ripresa dell’attivismo fu ispirata soprattutto da valori e attori scientifici e cominciò ad acquisire vigore ed influenza di massa negli anni 1960. I temi principali furono quelli tradizionali delle aree protette e della conservazione del paesaggio, assieme ai problemi emergenti dello sviluppo urbano e della gestione del territorio.
Durante i decenni 1970-1980 ci fu una grande crescita della sensibilità ambientale internazionale e nazionale. L'allargamento delle idee e delle conoscenze scientifiche sull'ambiente alimentarono riflessioni e movimenti molto variegati sulla relazione tra ambiente e società. Si moltiplicarono le politiche e istituzioni ambientali internazionali. Il movimento ambientalista italiano ebbe un forte sviluppo, in termini di ricchezza e varietà di contenuti, influenza politica, presa di massa, e capacità di produrre risultati. La lotta contro l'uso dell'energia nucleare fu uno dei principali cavalli di battaglia. L'ambientalismo si mosse sempre più verso un impegno politico, nelle istituzioni e per il cambiamento sociale. Esso ebbe un ruolo significativo nello stimolare lo sviluppo delle politiche ed istituzioni italiane per la protezione ambientale.
A partire dagli anni 1990 si è affievolito l'attivismo politico del movimento ambientalista, come è successo anche generalmente negli altri paesi europei: le idee ambientaliste si sono ormai diffuse tra la popolazione (sebbene in Italia meno che in molti altri paesi europei) e le politiche ambientali sono divenute più centrali nell'azione di governo nazionale ed europea. La rappresentanza politica in Italia non si è affermata oltre un ruolo marginale. Molte grandi associazioni si sono istituzionalizzate, passando da attivismo ad azioni di pressione politica. Continuano a nascere gruppi di protesta locali e loro reti nazionali ed internazionali.