Spedizione artica in pallone di Andrée del 1897
spedizione infruttuosa al Polo Nord / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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La spedizione artica in pallone di Andrée del 1897 fu un tentativo di raggiungere il polo nord che si concluse infruttuosamente e con la morte dei tre i membri della spedizione. S. A. Andrée (1854–97),[1] il primo aeronauta svedese, progettò un viaggio su un pallone aerostatico a idrogeno che sarebbe partito dalle isole Svalbard e sarebbe atterrato in Russia o in Canada, con l'intento di passare, con un po' di fortuna, proprio sopra il polo nord durante il tragitto. Il progetto fu accolto con patriottico entusiasmo in Svezia, una nazione nordica che non si era mai fatta valere nella corsa al polo.
Andrée ignorò molti segnali che indicavano i pericoli legati al suo volo in pallone. Essere in grado di guidare almeno parzialmente il pallone era essenziale per raggiungere una certa sicurezza, e c'erano prove sulla scarsa efficacia della tecnica di sterzata di sua concezione, le corde di trascinamento. Nonostante ciò, egli ripose il destino della missione nelle corde di trascinamento. Il pallone polare Örnen (L'Aquila) fu consegnato direttamente a Svalbard dal suo costruttore di Parigi senza essere stato mai testato. Quando le misurazioni mostrarono che perdeva più aria del previsto, Andrée si rifiutò di accettare le allarmanti implicazioni. Molti moderni studiosi della spedizione considerano l'ottimismo di Andrée e la sua fiducia nel potere della tecnologia come i fattori principali della serie di eventi che portò al fallimento ella missione e alla morte sua e dei suoi due compagni, Nils Strindberg (1872–1897) e Knut Frænkel (1870–1897).[2]
Dopo che Andrée, Strindberg e Frænkel ebbero decollato da Svalbard nel luglio 1897, il pallone perse velocemente idrogeno e si schiantò sulla banchisa dopo soli due giorni. Gli esploratori furono illesi, ma dovettero affrontare un'estenuante marcia verso sud sul ghiaccio alla deriva. L'abbigliamento e l'equipaggiamento inadeguati, oltre alla scarsa preparazione e all'asprezza del terreno, non permisero loro di fare ritorno. Quando l'inverno artico li colpì a ottobre, il gruppo rimase bloccato sulla deserta Kvitøya (isola Bianca) a Svalbard e vi morì. Per 33 anni il destino della spedizione di Andrée rimase uno dei misteri irrisolti dell'Artide. La casuale scoperta nel 1930 dell'ultimo accampamento della spedizione fece scalpore in Svezia, dove i morti erano stati pianti e idolatrati.
Da allora le ragioni di Andrée sono state rivalutate, assieme al ruolo delle zone polari nella dimostrazione di virilità e patriottismo. Un primo esempio è il romanzo best seller di Per Olof Sundman del 1967, Il volo dell'aquila, che definisce Andrée debole e cinico, alla mercé di sponsor e media. Il romanzo fu poi adattato per il cinema col titolo di Il volo dell'aquila, 1982, diretto da Jan Troell. Il parere su Andrée da parte dei moderni scrittori per il fatto di aver sacrificato la propria vita e quella dei due compagni varia a seconda che venga visto come manipolatore o come vittima del fervore nazionalista svedese di inizio XX secolo.[3][4][5]