Patrimoni dell'umanità dell'Iraq
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I patrimoni dell'umanità dell'Iraq sono i siti dichiarati dall'UNESCO come patrimonio dell'umanità in Iraq, che è divenuto parte contraente della Convenzione sul patrimonio dell'umanità il 5 marzo 1974[1].
Al 2023 i siti iscritti nella Lista dei patrimoni dell'umanità sono sei, mentre quattordici sono le candidature per nuove iscrizioni[1]. Il primo sito iscritto nella lista è stato Hatra nel 1985, durante la nona sessione del comitato del patrimonio mondiale. Il secondo patrimonio, Assur (Qal'at Sherqat), è stato iscritto nel 2003 nella ventisettesima sessione del comitato. Quattro anni dopo, nella trentunesima sessione, la città archeologica di Samarra è divenuta il terzo sito iracheno riconosciuto dall'UNESCO. Il quarto patrimonio è stata la cittadella di Erbil, aggiunta nel 2014. Nel 2016 la quarantesima sessione ha inserito nella lista le Ahwar dell'Iraq meridionale: rifugio di biodiversità e paesaggio relitto delle città mesopotamiche. Infine, il sito di più recente riconoscimento, è Babilonia, incluso nella lista nel 2019 dalla quarantatreesima sessione del comitato. Cinque siti sono considerati culturali, secondo i criteri di selezione, uno misto. Tre dei sei siti sono stati iscritti nella Lista dei patrimoni dell'umanità in pericolo: due, Assur (Qal'at Sherqat) e Samarra, contestualmente alla loro iscrizione nella lista del patrimonio mondiale; il terzo, Hatra, dalla XXXIX sessione del Comitato per il patrimonio dell'umanità, il 1º luglio 2015, a causa dei danni causati dai miliziani dello Stato Islamico che avevano occupato l'area[2].