Niño de La Guardia
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Niño de La Guardia (il bambino di La Guardia) è la vittima di un presunto omicidio rituale, con crocifissione e asportazione del cuore della vittima[1], che sarebbe stato commesso nel 1489 a La Guardia (in provincia di Toledo) nell'ambito di una presunta congiura anticristiana che sarebbe maturata in ambienti ebraici[2]. La responsabilità dell'omicidio fu attribuita ad alcuni ebrei e conversi che furono per questo processati dall'Inquisizione spagnola e giustiziati ad Avila durante l'autodafé del 16 novembre 1491.
Nonostante il verdetto di colpevolezza, durante il processo non si ebbe alcuna notizia di bambini scomparsi e nessun resto umano fu trovato nel terreno indicato durante le confessioni come luogo della sepoltura[2][3].
Si conservano alcuni documenti del processo (tra cui il procedimento completo contro uno degli accusati, Yucef Franco[4]), che dimostrano l'esistenza di molte irregolarità e la mancanza di qualsiasi prova in grado di dare consistenza reale al supposto crimine.
Il processo, intentato e portato alle estreme conseguenze dall'inquisitore Torquemada[2], è considerato da alcuni autori come il mezzo «più efficace»[2] tra quelli destinati a propiziare un clima antisemita in grado di garantire una migliore accoglienza all'editto di Granada che, pochi mesi dopo, nel marzo 1492, avrebbe sancito l'espulsione degli ebrei[2]. Secondo alcuni autori il caso sarebbe stato decisivo nel persuadere il re di Spagna Ferdinando II d'Aragona ad avallare l'editto, anche se sarebbe esagerato attribuirgli un peso determinante nel determinare la decisione[2].
Durante il XVI secolo si affermò una leggenda agiografica e il bambino divenne oggetto di un culto devozionale e di celebrazioni annuali a La Guardia. La storia dell'omicidio e della macellazione rituale è stata ritenuta vera non solo dalla credulità popolare ma, a volte, anche da studiosi.