La città di Dio
opera di Agostino d'Ippona / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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La città di Dio (in latino De civitate Dei, o anche De civitate Dei contra Paganos) è un'opera latina in ventidue libri scritta da sant'Agostino d'Ippona tra il 413 e il 426. Nei primi dieci libri egli difende il cristianesimo dalle accuse dei pagani e analizza le questioni sociali-politiche dell'epoca; negli altri dodici libri, invece, tratta della salvezza dell'uomo.
«Questa sintesi in ventidue libri della riflessione filosofica, teologica e politica del vescovo di Ippona costituisce al tempo stesso la più alta apologia del cristianesimo che ci abbia dato l'antichità cristiana, il primo grande saggio di teologia della storia e uno dei testi più significativi della letteratura cristiana e universale[1]»
La città di Dio | |
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Titolo originale | De civitate Dei |
Altri titoli | De civitate Dei contra Paganos |
Incipit da un manoscritto del 1470 circa | |
Autore | Agostino d'Ippona |
1ª ed. originale | tra il 413 e il 426 |
Editio princeps | Subiaco, 1467 (Sweynheym e Pannartz) |
Genere | trattato |
Sottogenere | filosofico, religioso |
Lingua originale | latino |
Il termine latino civitas non dovrebbe essere tradotto come città, ma si dovrebbe parlare piuttosto di cittadinanza, di una condizione spirituale in cui si gioca il destino di salvezza e di dannazione di ciascun individuo.[2]
L'opera, che è una delle più famose di Agostino, rappresenta un'apologia del Cristianesimo nei confronti della civiltà pagana; in essa vengono trattati argomenti come Dio, il martirio, i Giudei e altri ancora concernenti il pensiero cristiano.