Jofre de Foixà
trovatore spagnolo / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
Caro Wikiwand AI, Facciamo breve rispondendo semplicemente a queste domande chiave:
Puoi elencare i principali fatti e statistiche su Jofre de Foixà?
Riassumi questo articolo per un bambino di 10 anni
Jofre de Foixà o Jaufre de Foixa, conosciuto anche con il nome italianizzato Monaco di Foixa o di Foisson[1] (... – 1300 circa) è stato un trovatore catalano proveniente da Foixà nella regione dell'Empordà, secondogenito di Bernard di Foixà.
In giovane età entra nell'Ordine francescano e risulta in questa posizione per la prima volta a Monzón nel 1267. Nel 1275 diviene benedettino quasi certamente al monastero di Sant Feliu de Guíxols. Quando la Catalogna viene invasa dalle truppe francesi di Filippo III, il re Pietro III di Aragona nomina Jofre procuratore del monastero di Sant Pere de Galligants affidandogli molte missioni importanti.
Nel 1293 si reca in Sicilia dove è abate della Chiesa di San Giovanni degli Eremiti a Palermo. Qui gode del favore sia di Giacomo II d'Aragona che di Federico II. L'ultima volta che Jofre viene menzionato nelle fonti documentali è nel 1295. Durante la sua permanenza su territorio siciliano, Jofre ha l'incarico da parte di Giacomo II di redigere l'opera che si chiamerà Vers e regles de trobar, ovvero, un trattato sulle regole dell'arte trobadorica e della grammatica limosina. L'opera, contenente molti versi di altri trovatori, era destinata ad accrescersi con i Razos de trobar, redatta verso il 1215, del suo predecessore Ramon Vidal. In questo periodo, Vidal scriveva:
Probabilmente, Jofre teneva in gran considerazione la cultura e l'intelligenza (engyn) dei laici per l'ingegnosa realizzazione della loro grammatica in lingua volgare.[2]
L'opera poco sistematica di Vidal, dedicata ai catalani interessati nell'apprendimento della lingua limosina dei trovatori, verrà messa in versi da Terramagnino da Pisa nella sua Doctrina d'Acort[4]. Tranne l'omissione di alcuni passaggi e le aggiunte di altri, il testo di Terramagnino è alquanto vicino a quello di Raimon Vidal. Oltretutto, la conoscenza della lingua occitana, da parte del grammatico italiano, per dirla con parole di Marshall, era "incerta e frammentaria"[5][4]. Utilizzando i Razos de trobar di Vidal, Jofre de Foixà realizza un'opera molto diversa:
«... più elementare e meno latinizzante di quella dei Razos, il suo adattamento è più coerente. Jofre de Foixà corregge il suo modello, recuperando le forme che quello aveva a torto proscritte e integrandone di alterne [...] Questi testi riflettono l'orientamento 'catalano' della grammatografia provenzale: si oppongono alla tradizione propriamente occitana, rappresentata dal Donatz proensals [di Uc de Saint Circ redatto verso il 1240] e più tardi dalle Leys d'Amors.[4]»
Mentre Vidal vede il Lemosi come una lingua viva, utilizzata nel rivolgersi ai parlanti nativi del suo tempo e verificando in modo critico "le regole usate o abusate dei trovatori del passato, Jofre de Foixa considera ormai il Lemosi una lingua morta" e, dunque, per quanto concerne la correttezza formale, "concede un'autorevolezza indiscussa ai trovatori e alla poesia occitana in cui viene a preservarsi la loro lingua".[5] Sebbene attinga in modo consistente dall'opera del suo predecessore Raimon Vidal, Jofre dimostra uno spirito critico e un'apertura mentale sui generis sottesa a fornire "un'esposizione del lo saber de trobar comprensibile al pubblico ormai non più capace di intendere il latino", perciò evita "la terminologia latinizzante, spiegando punto per punto in modo elementare la sintassi e la versificazione"[5].
Le Regles de trobar si trovano in due manoscritti diversi dove si riscontrano significative differenze che fanno pensare a qualche indebito intervento. Secondo Marshal, attribuibile a Jofre è anche la Doctrina de compondre dictats (una breve esposizione sulla versificazione e argomenti sui diversi generi della poesia trobadorica) conservata in un unico manoscritto, che suppone si tratti della sezione finale delle Regles de Trobar, separate forse erroneamente da un amanuense disattento.[6]
Tra i lavori di Jofre pervenutici troviamo tre cansos e una cobla. In una delle sue cansos dedica diverse stanze a vari componimenti dei suoi trovatori preferiti: Arnaut de Maruelh (stanze I e II), Perdigon (III e IV), Folquet de Marseille (V), Gaucelm Faidit (VI). Questa innovazione viene ripresa dal Petrarca in modo alquanto simile per celebrare i poeti del Dolce stil novo.