Età dell'oro georgiana
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L'età dell'oro georgiana (in georgiano საქართველოს ოქროს ხანა?, sakartvelos okros khana) è un periodo storico della storia della Georgia nel basso Medioevo, compreso all'incirca tra la fine dell'XI e il XIII secolo, durante il quale il regno di Georgia raggiunse l'apice del suo potere e splendore. Oltre all'espansione territoriale, questo periodo vide il fiorire dell'architettura, della pittura e della poesia georgiana medievale, che si espresse frequentemente nello sviluppo dell'arte ecclesiastica, così come con la creazione delle prime grandi opere in georgiano della letteratura secolare.
Dopo una durata superiore ai due secoli, l'età dell'oro si concluse gradualmente a causa delle continue invasioni di nomadi, tra cui i turco-mongoli con a capo Tamerlano, nonché a causa della diffusione della peste nera veicolata dal contatto con queste popolazioni in movimento. La Georgia si indebolì ulteriormente dopo la caduta di Costantinopoli del 1453, che di fatto segnò la fine dell'Impero Romano d'Oriente, tradizionale alleato della Georgia. Come risultato di questi processi, nel XV secolo la Georgia si frammentò in stati indipendenti e si trasformò in un'enclave cristiana isolata, in gran parte tagliata fuori dall'Europa cristiana e circondata da vicini ostili islamici turco-iraniani. Il declino della Georgia influenzò da quel momento in poi la percezione della nazione da parte del confinante impero russo. Nel prosieguo storico, i russi persero considerazione per i georgiani, minimizzandone sistematicamente le origini e tradizioni, rappresentando la regione come un "oriente" vulnerabile e quindi bisognoso di protezione imperiale.[1] Al contrario, per la Georgia l'età dell'oro costituisce una parte importante del proprio orgoglio identitario, richiamando ricordi di una nazione antica e un tempo potente, che mantenne relazioni con la antica Grecia e Roma.[2]