Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1800
4ª elezione presidenziale degli Stati Uniti d'America / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Le elezioni presidenziali del 1800 furono le quarte dall'indipendenza degli Stati Uniti d'America e lo spoglio e la votazione dei grandi elettori si tennero tra venerdì 31 ottobre e mercoledì 3 dicembre 1800. A queste elezioni, note anche con la terminologia "Rivoluzione del 1800",[1][2] l'allora vicepresidente in carica Thomas Jefferson, del Partito Democratico-Repubblicano, sconfisse il presidente uscente John Adams, del Partito Federalista, inaugurando una nuova generazione di leadership democratica-repubblicana nel Paese.
Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1800 | ||||
---|---|---|---|---|
Stato | Stati Uniti | |||
Data |
31 ottobre - 9 dicembre | |||
Collegio elettorale | 138 elettori | |||
Affluenza | 32,3% (12,2%) | |||
Candidati | ||||
Partiti | ||||
Voti | 41 330 61,4% |
25 952 38,6% | ||
Elettori | 73 / 138 |
65 / 138 | ||
Elettori per stato federato | ||||
Presidente uscente | ||||
John Adams (Partito Federalista) | ||||
Secondo le regole del sistema elettorale in vigore prima del 1804, quando fu applicato per la prima volta il XII Emendamento, relativo al sistema elettorale, ogni membro del Collegio poneva due voti, uno per stabilire il nuovo presidente, l'altro per il vicepresidente. Tuttavia, non vi era distinzione tra la votazione per l'uno e per l'altro, cosicché le due cariche venivano stabilite in un'unica sessione di voto. In questo modo, proprio quattro anni prima, nel 1796, John Adams ricevette più voti e divenne il nuovo presidente, mentre il suo avversario Thomas Jefferson fu il secondo più votato divenendo così vicepresidente. Nel 1800, diversamente dall'elezione precedente, entrambi i partiti decisero ufficialmente di votare coppie di candidati: i democratici-repubblicani nominarono Jefferson e Aaron Burr, i federalisti Adams e Charles Cotesworth Pinckney. Per entrambi i partiti, uno degli elettori avrebbe votato per un terzo candidato, o si sarebbe astenuto, in modo da garantire un voto in più al candidato presidente.
I temi che dominarono la campagna elettorale riguardarono le conseguenze della Rivoluzione francese e la Quasi-guerra. I federalisti puntavano a rafforzare il governo centrale e a stringere le relazioni con la Gran Bretagna, i democratici-repubblicani invece preferivano la decentralizzazione verso i governi statali, attaccando le tasse imposte negli anni precedenti dai federalisti. I repubblicani denunciarono inoltre gli Alien and Sedition Acts, voluti dai federalisti per rendere più difficile agli immigrati ottenere la cittadinanza statunitense e per limitare le critiche nei confronti del governo federale. Mentre i democratici-repubblicani erano ben organizzati a livello statale e locale, i federalisti erano molto disorganizzati e dovettero fronteggiare la scissione tra i loro due leader principali, il presidente John Adams e Alexander Hamilton.[3]
Al termine delle elezioni, Jefferson e Burr ottennero entrambi 73 grandi elettori, Adams si fermò a 65 mentre Pinckney a 64. I federalisti ricevettero il voto del New England, i democratici-repubblicani dominarono invece il centro-sud. Il Maryland, la Pennsylvania e la Carolina del Nord si divisero tra i due contendenti.
Il piano dei democratici-repubblicani di assicurare a Jefferson un voto in più di Burr fallì e l'elezione si bloccò richiedendo una votazione della Camera dei Rappresentanti il cui compito, in base a quanto scritto nella Costituzione, era di designare il nuovo presidente se non si fosse figurata una chiara maggioranza nell'elezione generale tramite i grandi elettori. Tuttavia, anche alla Camera né Jefferson né Burr ottennero la maggioranza dei voti per 35 volte: il blocco dei federalisti infatti votava per Burr mentre i democratici-repubblicani per Jefferson, ma i voti di questi ultimi, seppur in numero maggiore, non erano sufficienti a raggiungere la maggioranza. Infine fu Alexander Hamilton a convincere alcuni federalisti a votare assieme a lui per Jefferson, permettendo così al trentaseiesimo tentativo l'elezione definitiva del nuovo presidente degli Stati Uniti.