Dissoluzione dell'Impero mongolo
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La dissoluzione dell'Impero mongolo venne innescata dalla morte senza eredi designati del IV Khagan, Munke/Möngke, avvenuta in occasione dell'assedio di Diaoyucheng del 1259. Le diverse fazioni dei gengiskhanidi cominciarono in quel frangente a combattersi tra loro: i figli di Tolui, fratelli di Möngke, si contesero il khaganato nella guerra civile toluide e combatterono anche contro i cugini della schiatta di Jochi, Chagatai e Ögödei nella guerra tra Berke e Hulagu e nella guerra tra Kaidu e Kublai.
L'impero mongolo si frammentò allora in modo permanente in quattro khanati indipendenti, grosso modo sovrapponibili agli appannaggi che Gengis Khan aveva originariamente riconosciuto ai suoi figli:
- Il Gran Khanato della dinastia Yuan nell'Asia orientale con sede a Khanbaliq (su cui sorse l'odierna Pechino);
- Il Khanato dell'Orda d'Oro nell'Europa orientale;
- Il Khanato Chagatai nell'Asia centrale;
- L'Ilkhanato nell'Asia sud-occidentale.
Sebbene gli imperatori Yuan detenessero il titolo nominale di khagan dell'impero,[N 1] le quattro divisioni perseguirono ciascuna i propri interessi e obiettivi e si dissolsero in momenti diversi. La maggior parte dei khanati occidentali non riconosceva Kublai come Gran Khan. Sebbene alcuni di loro chiedessero ancora a Kublai di confermare l'intronizzazione dei loro nuovi khan regionali,[1] i quattro khanati erano Stati sovrani a tutti gli effetti indipendenti.[2] L'Ilkhanato e la dinastia Yuan avevano strette relazioni diplomatiche e condividevano conoscenze scientifiche e culturali, ma la cooperazione militare tra tutti e quattro i khanati mongoli non si sarebbe mai più verificata. L'impero mongolo unito si era dunque disintegrato.[3]