'Abdu'l-Bahá
personaggio storico persiano / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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‘Abdu’l-Bahá, Servo della Gloria, in arabo عبد البهاء, al secolo `Abbás Effendí, in persiano عباس افندی (Teheran, 23 maggio 1844 – Haifa, 28 novembre 1921), figlio maggiore di Bahá'u'lláh, il fondatore della Fede bahai, e di Ásíyih Khánum, nel 1892 fu nominato dal padre suo successore e interprete dei suoi insegnamenti[1]. Nei testi bahá'í è indicato comunemente come il Maestro.
I suoi scritti e i suoi discorsi autenticati sono considerati una fonte della letteratura sacra baháʼí.[2]
‘Abdu'l-Bahá nacque nella stessa data e nella stessa ora in cui il Báb rivelò la sua missione[3]
Un avvenimento che colpì fortemente ‘Abdu'l-Bahá durante la sua fanciullezza fu l'ingiusto imprigionamento del padre e l'averlo visto con un pesante collare d'acciaio, [...] curvo sotto il peso delle catene[4]
La prigionia del padre ebbe effetti devastanti sulla famiglia e sui suoi beni che furono saccheggiati e confiscati: "La plebaglia saccheggiò la loro casa, la famiglia ebbe confiscato tutto ciò che possedeva e fu lasciata quindi in completa indigenza." [5]
Quando Bahá'u'lláh fu rilasciato ed esiliato, `Abdu'l-Bahá era con lui nel viaggio verso Baghdad. Appena decenne, a Bagdad, assistette la famiglia e gli altri seguaci nel periodo in cui Bahá'u'lláh si ritirò in eremitaggio tra le montagne di Sulaymaniyya, tra il 1854 e il 1856[5]
Durante quel periodo `Abdu'l-Bahá passò la maggior parte del tempo nello studio degli scritti del Báb, distinguendosi tra gli eruditi della città per la precoce conoscenza teologica[6].
Dopo il ritorno del padre a Bagdad si legò sempre di più a lui, aiutandolo anche con i numerosi visitatori che venivano a trovarlo."Da allora in poi egli divenne il compagno più intimo del padre e a volte anche il suo protettore."[7]
Nel 1863 le autorità ottomane ordinarono a Bahá'u'lláh di trasferirsi a Costantinopoli e, sebbene non fosse formalmente prigioniero, questo nuovo esilio forzato da Baghdad fu l'inizio di un lungo periodo che lo avrebbe visto subire altri esili ed essere alla fine relegato nella colonia penale di Acri[8].
`Abdu'l-Bahá, assieme alla famiglia e ad alcuni seguaci, seguì sempre il padre in questo suo confino, prima a Costantinopoli, poi ad Adrianopoli e alla fine ad Acri. In tale periodo assunse sempre più il ruolo di assistente del padre e di sostegno della famiglia[9].
Ad Acri parte della piccola comunità, compreso `Abdu'l-Bahá, si ammalò, a causa delle malsane condizioni degli alloggi forniti e a ciò si aggiunse il malvolere degli abitanti del posto a cui era stato detto che i nuovi arrivati eran nemici dello stato e della religione e con i quali si vietava ogni fraternizzazione.
Col passare del tempo `Abdu'l-Bahá ebbe la responsabilità nei rapporti tra la comunità bahá'í e il mondo esterno, che iniziò a riconoscere l'innocenza dei bahá'í fino ad arrivare al miglioramento delle condizioni della prigionia: alla fine fu permesso anche a Bahá'u'lláh di lasciare la città prigione e visitare il circondario[10].
ʻAbdu'l-Bahá restò un 'prigioniero d'opinione' e in più circostanze corse seri pericoli di vita fino a quando la Rivoluzione del giovani turchi non lo liberò nel 1908 all'età di 64 anni.